Chissà cosa pensavano i nobili viaggiatori, che venivano da ogni luogo a porgere omaggio al sovrano regnante della Sicilia, quando entravano nella chiesa del Palazzo Reale per rendere omaggio anche al sovrano dei cieli. Chissà se provavano la stessa meraviglia che ho provato io ad entrare nella Cappella Palatina, dopo più di trent’anni. La stessa emozione di Guy De Maupassant, che la definì “la chiesa più bella del mondo”, e di Oscar Wilde, per il quale era “ci si sente come si fosse seduti nel cuore di un enorme nido, guardando gli angeli cantare”. La chiesa era piena di gente, venuta a provare questa stessa meraviglia, ma io ero isolato nel mio mondo. Pensavo solo a cercare il punto migliore da dove poter scattare le mie foto, per fissare il ricordo dell’emozione che stavo provando. Credo di essere stato lì a fotografare ogni singolo dettaglio della chiesa per più di un’ora e mezza, senza rendermi conto del passare del tempo. Solo dopo essermi ritenuto soddisfatto sono uscito e ho percorso quasi in trance le sale del Palazzo Reale, disinteressato a tutto quello c’era attorno a me, nonostante ne percepissi la bellezza, e mi sono ritrovato, quasi senza volerlo, al di fuori del palazzo.
